martedì 23 ottobre 2018

Adamo ed Eva. La vera storia.


Sei giorni ci aveva messo e senza nemmeno guardare le istruzioni. Aveva avuto un’illuminazione e quindi era partito dalla luce. E poi l’acqua, la terra, le montagne e quando fu a corto di idee, inventò pure l’erba. Decise di fare un po’ di ordine e separò il giorno dalla notte, che punteggiò di stelle. Aveva fatto proprio un gran lavoro. Si mise a contemplarlo a bocca aperta quando un moscerino gli si infilò nel cavo orale. Non ricordava neanche di averli creati quei maledetti moscerini. Lo sputò e inavvertitamente diede vita a un blocco informe di fango.
Il primo uomo, presa coscienza, si tolse la saliva dall'occhio e, disgustato, bestemmiò.
Non fu un buon inizio.

- Ti chiamerò Adamo.
- Grazie Signore. Ma dove mi trovo esattamente?
- Sei nell'Eden, non è un paradiso qui?
Adamo annuì poco convinto.
- E che si fa di bello?
- Si ammira il Creato.
Adamo si annoiò presto di ammirare il Creato. Il cielo, il mare, il tramonto, la notte, le stelle. Due palle. Prese così a ispezionarsi il corpo, che trovava molto più interessante. Si grattò il sedere, si annusò le ascelle, e quando ebbe finito di esplorarsi le narici, tutto gli parve chiaro. Tutto tranne una cosa. A che serviva quella piccola coda che aveva tra le gambe? La tastò e ritastò e si accorse che dava piacere.
- Adamo! - tuonò Dio - Guarda che ti vedo.
Adamo trasalì e smise di trastullarsi.
Nei giorni a seguire Dio sorprese Adamo più volte intento a giocare con il suo Adamino, come lo aveva ribattezzato.
- È che mi sento solo - si giustificò lui l'ultima volta.
- Ti senti solo?
- Sì, voglio compagnia.
- Vuoi un cane? Un gatto? Una zebra?
Adamo annuì senza capire. Non aveva mai visto un cane o una zebra.
Dio si lasciò prendere la mano e creò migliaia di specie animali.
- Così non ti sentirai più solo - disse soddisfatto l'Eterno - con questo unicorno rosa credo di avere dato fondo alla mia fantasia.
E in effetti Adamo smise di sentirsi solo e iniziò ad accoppiarsi con ogni bipede e quadrupede che Dio gli aveva messo a disposizione. Pecore, avvoltoi, gnu, scimpanzé, tigri bianche del Bengala. Poche specie furono risparmiate da Adamino.
- Così non va - tuonò di nuovo il Creatore dopo aver sorpreso Adamo con l'unicorno.
- È colpa sua - cercò di scusarsi Adamo, additando il quadrupede rosa.
In un gesto di stizza Dio disse all'unicorno di sparire e di non farsi più vedere.
- Non so più cosa fare con te. Ti ho creato l'Eden e tu pensi solo a fornicare.
- Veramente con le formiche non ho ancora... ma pensi che sia possibile?
- Zitto! - Lo interruppe l'Altissimo - mi hai molto deluso.
- Sì, però anche tu...
- Io cosa? - gli occhi di Dio si fecero sottili e minacciosi.
- Tu mi hai messo questo coso tra le gambe. In che altro modo potrei usarlo?
Dio prese a grattarsi la barba. Non ricordava in effetti il perché. Del resto Adamo era una creatura nata per caso da un pezzo di fango. O forse era argilla? Ma che differenza poteva fare. Doveva pensare a qualcosa e subito, essere propositivo, proattivo, produttivo.
- Quello... quello serve... alla pro… alla procreazione - disse infine soddisfatto.
- Procreazione?
- Procreazione, esatto. E ora, se permetti, crederò un'Adama.
Così facendo si avvicinò all'uomo e gli strappò un pelo dal petto.
- Ahi, porco... - bestemmiò Adamo. - Mi hai fatto un male cane.
- Serve per il dna - disse compiaciuto l'Eterno, rimirando tra le mani il pelo arricciato - ma se preferisci posso usare una costola.
L'uomo si zittì e Dio creò la prima donna.

Quando Adamo vide ciò che Dio aveva realizzato per lui e soprattutto notò il seno prorompente, le lunghe gambe snelle e il culo sodo (in seconda battuta notò anche la fluente e vaporosa chioma e in sesta pure gli occhi, nel senso che ne aveva due) esclamò: - Porca Eva! Molto meglio dell'unicorno.
Il primo complimento che l'uomo fece a una donna piacque a Dio, che decise che la fanciulla si sarebbe chiamata Eva.
Eva salutò Adamo con gesto della mano. Aprì la bocca ma non riuscì a emettere alcun suono.
- Ma non parla? - chiese preoccupato l'uomo.
- No, credo sia meglio così.
- Sicuro?
- Fidati.
Adamo si accigliò - ma se potesse anche parlare sarebbe meglio, no?
- E va bene, però io ti avevo avvisato.
Dio le diede un pizzicotto ed Eva strillò.
- Ora però il processo è irreversibile - ammonì l'Eterno scuotendo la testa e allontanandosi per lasciarli soli.
Eva iniziò un monologo che Adamo seguì per soli 5 secondi, poi la sua attenzione scese dagli occhi di lei al seno.
- Ti ho mai parlato di Adamino? - le chiese interrompendola.
- No, per la verità non mi hai ancora raccontato niente di te e di cosa si faccia da queste parti.
Eva si guardò intorno per la prima volta. - Sembra un posto carino, come hai detto che si chiama?
- Eden.
- Mai sentito - commentò con sufficienza. - E che si fa di bello? Come passi le giornate?
- Vedo cose. Mi faccio animali.
- Scusa?
- Ti stavo appunto dicendo di Adamino. Seguimi che ti mostro.
Adamo prese Eva per una mano e la condusse dietro un cespuglio. Non era del tutto certo che il tizio con la barba bianca approvasse e neanche che un cespuglio li potesse nascondere da quell'impiccione.
- Mettiti lì- le ordinò.
Lei si sedette per rialzarsi subito con uno scatto – Ahi.
- Che è successo?
- Mi ha punto qualcosa, mi sa una spina - mugugnò Eva, mostrando a Adamo il suo generoso fondoschiena.
Adamo ebbe un’improvvisa e incontrollata erezione.
- Guarda, le more - esclamò Eva allontanandosi.
- Le che? Le more? Ma dove vai?
La ragazza non rispose intenta a cogliere una bacca e ad assaggiarla.
- Mmmh, squisita, paradisiaca - disse prima di coglierne un'altra che porse all’uomo.
- Dai, assaggia!
Adamo non aveva mai assaggiato nulla del Creato prima.
- Sai che non è niente male, chissà cos’altro si può mangiare in questo posto.
- Ad esssempio un mela - sibilò qualcuno tra i cespugli.
Adamo osservò un serpente strisciare verso di lui.
- Ci conosciamo?
- Non in senssso biblico – tenne a precisare il rettile.
- E in quale altro senso?
- Lasssia perdere. Tu Adamo non sssai niente.
- E tu invece? - chiese Eva aggrottando un sopracciglio.
- Io ho la conosssienza.
- E dove l’hai trovata questa conosssienza - domandò Adamo facendogli il verso.
- Vedi quell’albero di mele?
Adamo ed Eva si voltarono verso la pianta e poi di nuovo verso il serpente.
- Beh, lo sappiamo anche noi che quello è un albero di mele.
- Ma non avete mai mangiato una mela. Mangiare una mela al giorno… leva l’ignoranza di torno - recitò compiaciuto il rettile.
- Cioè, se mangiamo una mela al giorno…
- Potressste diventare molto più intelligenti e issstruiti.
- Del tipo?
- Beh, ad esssempio potressste possstare sui sssocial opinioni su qualsssiasi argomento.
- Social?
- Sì, beh, quando il vossstro padrone vi darà il permessso di crearvi un account tutto vossstro.
- Padrone? Intendi quel tizio con la barba bianca che rompe sempre?
- Esssattamente - ammiccò il serpente.
- Lui non è il nostro padrone - chiarì Adamo.
- A no? Beh, allora provate a chiedergli ssse potete mangiare le mele di quell’albero.

Adamo ed Eva andarono a cercare il Creatore. Lo trovarono intento a preparare uno strano impasto.
- Una nuova donna in arrivo? - Chiese tutto interessato Adamo. Perché la prossima la vorrei con più tet…- Eva gli mollò una gomitata nel fianco che gli tolse parole e respiro.
Dio rise - No, per carità, niente altre donne, non basta forse questa splendida creatura di cui ti ho fatto dono? In realtà sto preparando una torta di mele.
- Una torta di mele?
-Sì, non sono molto bravo con i dolci. Il mondo, l’universo, beh, quelli li puoi creare un po’ così, seguendo l’ispirazione del momento. Ma i dolci… i dolci no, serve metodo. Bisogna essere precisi con le dosi e poi servono ingredienti di qualità. È per questo che ho creato quel meraviglioso melo, vedete laggiù?
-Ecco, appunto, ci chiedevamo se…
-Se?
-Se potevamo assaggiare le mele di questo albero.
-Stai scherzando? Quelle mele non si toccano, mi servono tutte per la torta.
- Ma noi…
- Guarda Adamo, non farmi pentire di averti creato. Guai a te se solo di avvicini a quell’albero. Quando avrò fatto la mia torta di mele, beh, se farete i bravi ve la farò assaggiare.
Adamo ed Eva si allontanarono a testa bassa.
- Ha ragione il serpente - iniziò lei.
- In cosa?
- Quel tizio si crede il nostro padrone.
- No, non lo è.
- Oh, sì, invece. Lui ti dice cosa fare e tu gli obbedisci come un cagnolino. Ma chi si crede di essere?
- Guarda che io qui posso fare ciò che voglio.
- Beh, allora dimostramelo.
- Dimostrarti cosa?
- Che non fai tutto quello che ti dice quel vecchio. Andiamo ad assaggiare quelle mele. Anzi, facciamo una torta più grande della sua, così vedremo chi comanda qui.

- Allora che vi ha detto? - li interrogò il serpente una volta di ritorno.
- Che possiamo mangiare tutte le mele che vogliamo - rispose stizzita Eva.
- Ha detto quesssto?
-Beh, veramente - esitò Adamo. - Ma davvero potremo fare i tuttologi sui social? Fare i costituzionalisti e allo stesso tempo il CT della nazionale?
- Asssolutamente sì. E prenderete pure un mucchio di like, vi riempirete di follower e potrete anche vendere l’acqua del mare al cosssto dello champagne.
- Che potremo fare?
- Lasssia perdere. Non sssai nulla, Adamo. Sssei una capra. Ma dopo aver asssaggiato la mela…
- Ha ragione, sei una capra - concordò Eva. - E pure un coniglio.
- Ma se poi si arrabbia? Non sai di che cosa è capace quello.
Eva sbuffò. - Ho capito, ci penso io. Gli uomini… buoni a nulla.
Ancheggiò fino all’albero. Lo osservò dal basso, individuò la mela più rossa e con un salto la afferrò.
Poi si girò soddisfatta verso Adamo.
- Visto? Non ci voleva molto.
Adamo le venne incontro. E dietro di lui il serpente che si umettò soddisfatto le labbra con la lingua biforcuta.
- Una mela al giorno leva il medico di torno – recitò.
- Cos’è un medico? - Chiese Adamo.
- Oh, niente. Mangia la mela Adamo, e non avrai più bisssogno del medico. Tutt’al più ti basssterà consssultare google.
Adamo ed Eva si strinsero nelle spalle. Non avevano ancora mangiato la mela, che potevano capire?
- La mordiamo insieme - propose Eva. - Aspetta- disse prima di mettere la mela in mezzo, tra le loro bocche.
- Che romantico - commentò ironico il serpente.
Contarono fino a tre. E addentarono la mela.
La terra tremò e sia Adamo che Eva si accorsero di essere nudi.
- Dobbiamo subito fare shopping! - osservò con terrore lei.
- Shopping un corno! - Tuonò Dio. - Ma porca Eva, vi avevo detto di non toccare le mie mele.
- È stata lei. L’ha presa lei la mela- mugugnò impaurito Adamo. - Io non volevo. Manco so cosa sono i social.
- Eva perché hai fatto questo? – le chiese il Creatore.
- È il serpente che mi ha ingannato.
- Io? - Si schermi il rettile.
Dio fissò il rettile – Poiché tu hai fatto questo, sii maledetto fra tutti gli animali, striscerai con il tuo ventre…
- Ehm, vecchio, guarda che già ssstrisssio. Mi hai mai visssto sssaltellare?
- Zitto, io porrò inimicizia tra te e la donna.
- Ma chi se la fila quella?
Dio si spazientì, ignorò il serpente e si rivolse a Eva - E tu donna, resterai sottomessa all’uomo e… e partorirai nel dolore. Ecco partorirai nel dolore – ripeté soddisfatto.
- Che palle. Tutto per una mela?
Dio infine guardò Adamo che pareva sollevato.
- Quindi mi sarà sottomessa? Del tipo che laverà, cucinerà, stirerà… dopo che avremo trovato dei vestiti si intende…
- Zitto, uomo. Non è finita. Tu andrai lavorare per tutti i giorni della tua vita.
- Tutti, tutti?
- No, la domenica l’accompagnerai all’Ikea!
- Ma lavorerò fino alla pensione?
- Quella scordatela.
- Ma neanche con la quota 100?
- Ahahahah, è questa la conoscenza che ti ha promesso quella serpe?
- Ok, però niente parto doloroso, eh.
- No, niente parto doloroso - disse l'Eterno puntandogli addosso l’indice - tu, uomo non partorirai nel dolore. A te andrà ben peggio: soffrirai le pene dell’inferno anche con la febbre a 37!





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